venerdì 20 gennaio 2012

Città della Tuscia meno note ma di interesse archeologico, Valentano.

Cominciamo una rubrica che cercheremo di portare avanti in questo Blog, integrandola quando e come possibile. Ci occuperemo di città o piccoli paesi che nel loro territorio includono delle situazioni, siti, ed informazioni di rilievo dal punto di vista storico archeologico. Oggi parliamo di Valentano [1].

Il suo territorio include ben due laghi, il Lago di Bolsena (un tratto della costa occidentale, giusto dove sorge Visentium-Ves'nth, quello che era chiamato in antico Lacus Tarquiniensis, che ricadeva appunto nella giurisdizione della nazione Tarquiniese, prima che i Romani intraprendessero la Campagna d'Etruria e deportassero gli abitanti di Velzna in Volsinii Novi, Bolsena appunto), il piccolo Lago di Mezzano (da pronunciarsi con la "z" sorda, che è stato identificato come il Lacus Statoniensis a prova che Statonia-Staitne non era lontana da lì) dentro la Caldera di Latera ed a breve distanza dalla cittadina, ed un Lago prosciugato in quella che oggi è nota come contrada "Lacaccione" (deformazione dialettale di Lagaccione un accrescitivo + pseudodispregiativo molto utilizzato nei dialetti dell'Alta Tuscia).
Il suo toponimo Valentano è stato reso come una variante di Verentanum, da Verentum, questo anche perchè esiste a Marta la Via Verentana che potrebbe prendere il nome dalla via che conduceva a Verentum in epoca antica. Il corrispettivo di Verentum potrebbe essere Ver'nth, e faccio notare la somiglianza tra i toponimi ipotetici in Etrusco di Visentium (che secondo Pannucci [2] era una variante di Vesentum) che dovrebbe essere reso con Ves'nth e Verentum-Ver'nth. O si tratta di due località vicine dal toponimo molto simile o trattasi di rotacismo.

Infine per completare la carrellata di luoghi e questioni di interesse nel comprensorio del Comune di Valentano, sopra il Lago di Mezzano sorge il Monte Becco, vicino al quale si ha la località detta "Il Voltone". Sempre secondo Pannucci, che era un appassionato e viveva in quelle terre, quel Monte poteva essere sede di un importante Santuario Etrusco (lui arriva ad ipotizzare il Fanum Voltumnae che però è al 99,9% ormai acclarato essere al Campo della Fiera presso Orvieto, a meno che non ve ne fosse più d'uno).

E sul toponimo "Voltone" fa riferimento alla leggenda del mostro Volta, sconfitto da un dio Etrusco e confinato nelle viscere della terra (ad esso fa riferimento Plinio il Vecchio [3]), una leggenda che cerca di dare una fantasiosa interpretazione dei soffioni nella Caldera, oggi sfruttati per ricavare energia geotermica.
[2] U. Pannucci, 'Bisenzo e le antiche civiltà intorno al lago di Bolsena'. ed. Tipografia Ceccarelli - Grotte di Castro.
[3] Plinio il Vecchio, Historia Naturalis

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