domenica 18 marzo 2012

Il nostro punto di vista sulle origini degli Etruschi

Il gruppo che abbiamo fondato su Facebook si avvia ormai al suo quinto anno di vita. Abbiamo letto e pubblicato migliaia di documenti. Alla fine, abbiamo maturato una nostra opinione.

Questo articolo è principalmente frutto delle ricerche attente, rigorose, precise e metodiche del carissimo amico Leonardo Gherardini, che si è rivelato un prezioso, indispensabile, e vorace ricercatore di fonti, documenti, prove, e in modo molto intelligente così come qualsiasi buon ricercatore sia professionista che amatore dovrebbe fare, ha orientato la sua indagine a tutto campo, senza preclusioni e pregiudizi.
Altrettanto importante è stato l'aiuto dell'amico Alessandro Faggiani, che ha messo a frutto proficuamente e frequentemente le sue doti di appassionato linguista permettendoci di valutare diverse epigrafi.
Non meno importanti sono stati i contributi di tanti altri esperti ed appassionati presenti nel Gruppo. Con questi amici abbiamo avuto scambi dialettici, confronti, talvolta scontri anche aspri, ma le critiche puntuali ci hanno dato lo stimolo giusto per trovare i percorsi più seri e la documentazione più credibile ed affidabile prima di emettere un verdetto che possiamo dire essere ormai consolidato.

E anche se siamo dei semplici dilettanti, non dimentichiamoci che proprio il dedicarsi senza alcun fine di lucro, e mossi dalla sola passione, è spesso e volentieri una garanzia di genuinità di intenti, e molto spesso ci sono dilettanti, autodidatti, che dedicano più tempo e volontà al proprio oggetto di interesse, di quanto non facciano taluni professionisti, che magari proprio perchè lo vedono come un lavoro, talvolta di ripiego, talvolta visto come costrizione, finiscono con metterci molto meno impegno ed impulso.
Non ci possiamo esimere dal muovere una critica ed una analisi cruda di come molto spesso, troppo spesso gli addetti ai lavori finiscano non solo per non svolgere quelle attività di accurata ricerca che tutti noi, poveri semplici curiosi auspichiamo, ma rischino persino di ostacolare quelle spontanee e perfettamente gratuite attività volontarie che si muovono alla sola ricerca della verità e della conoscenza.
Bene, dopo aver suscitato con questa premessa lo sdegno di quei cattedratici ed addetti ai lavori in malafede[1], possiamo esporre la teoria che è una conferma sostanziale di quel che Erodoto da Alicarnasso, coevo degli Etruschi, sosteneva.
Rammentiamo qual'era la sua opinione in merito alle origini del popolo Etrusco.
Come abbiamo avuto modo di scrivere in questo articolo Erodoto sosteneva che i Tirreni erano un gruppo di migranti di etnia Lidia, guidati da Tirreno, i quali afflitti da una carestia si sarebbero mossi dal loro territorio presso l'Anatolia e via mare avrebbero raggiunto le coste tra il fiume Marta ed il fiume Tevere. Lì si sarebbero fusi con gli Umbri per dare origine alla gente Etrusca. Di una migrazione dall'Anatolia verso le coste laziali parlerà secoli dopo anche l'etrusco Virgilio nell'Eneide, a proposito delle origini di Roma, e parlerà anche lui di Etruschi, e farà riferimento a nomi di personaggi Etruschi e di popoli di etnia Etrusca che si ritrovano in altre parti fuori dall'Italia.

La critica principale che si muove ad Erodoto è che i Lidii erano una popolazione indoeuropea discendente degli Ittiti.

Ma i Tirreni non sono indoeuropei, almeno dal punto di vista linguistico, quindi il racconto fu liquidato bellamente come frutto di fantasia.

Forse però Erodoto, da uomo del suo tempo, indicava con un termine attuale qualcosa del passato.

I Lidii erano una popolazione che era stabilita sulle coste occidentali dell'Anatolia dal VII sec. a.c. ed Erodoto scrive le sue Storie intorno al 450 a.c. ed era nativo di Alicarnasso, in territorio, alla sua epoca ellenizzato, ma un tempo appartenuto alla Lidia.

E' verosimile che Erodoto per indicare un popolo dell'Anatolia usasse un termine di uso comune alla sua epoca, ossia "Lidio". Nel medioevo un qualsiasi cittadino della penisola italica che si fosse recato in Francia sarebbe stato chiamato "lombardo". Un bizantino veniva chiamato "Romano", ed in pratica in ogni epoca esisteva una denominazione di uso comune e corrente che valeva al momento attuale. Perciò quanto dice Erodoto va contestualizzato.

Il nostro ragionamento è semplice. Erodoto ha detto una cosa corretta, ma usando un termine improprio, che fa riferimento ad un epoca relativamente recente. Mentre è plausibile pensare che la migrazione dei Tirreni fosse avvenuta ben prima del VII sec. a.c. momento a partire dal quale si comincia a parlare di Lidii in Anatolia.

Per lavorare seriamente sulle origini degli Etruschi ci siamo posti delle domande semplici. Spesso farsi domande semplici, può sembrare un gioco di parole, ma non è affatto semplice. La domanda più semplice possibile è questa: "Gli Etruschi sono uguali a tutti gli altri popoli dell'Italia preromana?". E la risposta che ci siamo dati è "no, non lo sono, non lo sono per cultura, non lo sono per usi e costumi, e soprattutto non lo sono per la lingua".

E la lingua Etrusca è stata a torto o a ragione per decenni considerata un enigma. Talmente complicato che come spesso succede in questi casi ha fatto fiorire tutta una fantasmagoria di pseudostudiosi, di personaggi stravaganti che hanno formulato ogni sorta di ipotesi, che potremmo definire fantastoriche, se non fantascientifiche. Se non addirittura dar luogo a fenomeni di appropriazione indebita storica per tirare acqua al mulino di nazionalismi e movimenti dalle finalità non propriamente limpide, magari basandosi su qualche caratteristica della lingua etrusca comune a lingue attuali [2].

E così di domanda semplice in domanda semplice, ce ne siamo fatti un altra. Partendo proprio dall'ABC, o meglio dall'alfabeto Etrusco. Ci è noto dagli studi di Cristofani, Pallottino, Facchetti, e dalle notizie riportate dai latini, quali fossero i suoni della lingua Etrusca. Naturalmente non abbiamo mai avuto il piacere nè potremmo averlo, di udire personalmente un Etrusco parlare, ma possono essere compiute delle estrapolazioni, delle simulazioni, che danno con un discreto margine di affidabilità l'idea del fonema.

Ci siamo chiesti se tra tutti i fonemi della lingua etrusca, ve ne fosse qualcuno che potevamo usare come "marcatore" o "marker".

In buona sostanza ci siamo detti, è possibile che tra i suoni che compongono la lingua Etrusca ve ne sia uno che appartenga al lessico Etrusco ma che non appartenga ad altre lingue italiche?

Abbiamo pensato anche riflettendo sulla gorgia toscana, che si dice essere retaggio dell'antica pronuncia Etrusca, se vi fosse un suono peculiare.
Tra i quattro suoni della gorgia, e tra tutti i fonemi etruschi, l'unico che non è presente nell'area italica è il suono Ph (fricativo bilabiale sordo) che veniva rappresentato in Etrusco dal simbolo Xsampa-pslash.png. Ci siamo quindi messi alla ricerca di un suono, di un fonema che esistesse in una lingua che avesse le seguenti caratteristiche:

  1. Struttura morfologica molto simile all'Etrusco, ossia lingua Ergativa, Agglutinante ad alto grado di sinteticità
  2. Che fosse in area Europea o Anatolica.
Dopo una accurata ricerca, focalizzandoci nell'area Anatolica, abbiamo trovato una lingua, Ergativa, Agglutinante, che aveva un suono molto simile a quello presente nella gorgia toscana.
Questa lingua è il Georgiano.

Il suono in questione è indicato nell'alfabeto Georgiano come "par" (occlusivo aspirato labiale) rappresentato nell'alfabeto georgiano col simbolo

Naturalmente questo non era che un indizio flebile, per cui ci siamo solo limitati ad acquisirlo come elemento di suggestione.

Poi però, Leonardo ha fatto una scoperta straordinaria sugli Aplogruppi.

Come riportato nel link un Aplogruppo è "un insieme di aplotipi tra loro differenti, tutti però originati dallo stesso aplotipo ancestrale. Per questo, per quanto differenti, tutti gli aplotipi di un aplogruppo presentano mutazioni presenti nella forma ancestrale, più ulteriori polimorfismi che invece li rendono specifici e differenti tra di loro. Perciò sono molto utilizzati negli studi di evoluzione molecolare perché è possibile confermare un aplogruppo a partire da singoli aplotipi tramite test SNP."

Per non sprofondare in una serie di definizioni e sottodefinizioni diremo semplicemente, molto alla buona, in un modo che farà rabbrividire i genetisti, che un Aplogruppo è una sorta di "insieme di persone che hanno tra loro una qualche relazione di parentela". Insomma due persone che hanno lo stesso Aplogruppo hanno un antenato in comune.

Ebbene l'amico Gherardini mi sottopose questa mappa "genografica" in cui si presenta la distribuzione di frequenza dell'Aplogruppo G.


Discutiamo con un minimo di dettaglio questa mappa, perchè indubbiamente merita.

Esistono molti aplogruppi, ma tra tutti, il G2 ha una caratteristica, è molto circoscritto.
Quindi proviamo a fare un parallelo.

Immaginate una distribuzione di cognomi sul genere di quelle che potete ottenere magari utilizzando un motore di ricerca dei cognomi come questo famoso http://www.gens.info/italia/. Provate a fare una ricerca sulla distribuzione sul territorio nazionale del cognome Rossi. Potrete osservare un'esplosione vera e propria. Una distribuzione talmente uniforme e vasta che sarà praticamente impossibile risalire alla localizzazione, ovvero all'origine del cognome stesso. Provate invece con un cognome raro, molto meno diffuso, ad esempio, per fare una prova, quello di mia madre, Iubei. Ne troverete si e no una decina (il motore si basa sui dati pubblici degli elenchi telefonici), con concentrazioni prevalenti in Tuscia e nella provincia di Livorno. Quindi da un cognome raro si ottengono maggiori informazioni sull'origine geografica. O per voler essere più rigorosi, si ha una maggiore quantità di informazione in merito alla probabilità che l'origine di quel cognome sia attestata in un ben preciso territorio. Perchè ovviamente non possiamo escludere eventi "depistanti" come la scomparsa del cognome nel luogo d'origine e la conservazione in un successivo luogo di migrazione.

Bene la stessa cosa vale per gli Aplogruppi, per cui, minore è la popolosità di un certo Aplogruppo, maggiore è la probabilità di ottenere informazione circa la sua origine e le sue relazioni con altri gruppi etnici, tenuto conto dell'antichità dell'aplogruppo stesso.

Questo Aplogruppo G2 ha una serie di picchi di distribuzione, sono le aree in colore nero, caratterizzate da una presenza su 100 genotipi esaminati di un minimo di 20 fino a 40. Questo è un valore molto alto, perchè sempre per fare il parallelo coi cognomi sarebbe come se in un paese il 40% della popolazione avesse lo stesso cognome. E' quindi un carattere genetico dominante. Lo osserviamo come area di maggior superficie, nel Caucaso, in particolare nell'area occidentale, quella verso il Mar Nero, che si sovrappone quasi perfettamente con il territorio della Georgia (vi ricordate quello che dicevamo a proposito della lingua Georgiana? ), quindi osserviamo un picco in un'area circoscritta nel territorio tra la Crimea ed il Caucaso, sempre comunque riconducibile all'area Caucasica. Ed un'altrettanta prevalenza da 20 a 40% è presente solo ed esclusivamente in due altre regioni nel mondo. E sono, l'area sud occidentale della Corsica (quella che i Corsi indicano come Pomonte, al di sotto dello spartiacque del Monte Cinto), e l'area centrale della Sardegna.

Esistono poi delle aree a minore concentrazione di questo Aplogruppo, ma che comunque hanno un altissima importanza a dimostrazione della nostra tesi, anzi a quella di Erodoto.

Mi riferisco ad un'area nell'Anatolia, che ha una forma praticamente circolare. Ora se vi munite di una cartina storica come questa disponibile su Wikipedia, noterete che si sovrappone quasi perfettamente alla regione della Lidia (e della Caria), proprio quella regione di cui parla Erodoto come terra di partenza dei Tirreni.

Ma non finisce qui.

Osservate anche una vasta area ad alta concentrazione, diciamo pari all'area Lida, presente sull'arco alpino centrale, all'incirca in quello che fu il territorio occupato dai Reti, appunto un'altra popolazione che da sempre, gli storiografi Latini indicano essere di etnia Etrusca, e la toponomastica, ed anche gli studi di Pittau suffragano questa teoria.

Aggiungiamo che vi sono delle significative presenze di Aplogruppo G sia nell'area Tracica (ed esiste una teoria che vuole i Traci correlati con le popolazioni Caucasiche) che nell'area Iberica, e come dicevamo anche sul Gruppo Rasna, l'antico nome della Georgia era Iberia. Non si ha come ci aspetteremmo, una presenza dell'Aplogruppo G2 nell'area Vasconica, ove si parla una lingua agglutinante, nè in area Aquitana, ma in compenso abbiamo una concentrazione in area Valenciana e Lusitana settentrionale. Per questa anomalia di distribuzione possono essere entrati in gioco dei meccanismi di cui parleremo tra poco.

La più sorprendente ed emozionante di tutte le distribuzioni è indubbiamente quella che riguarda il territorio della nostra Penisola. Se guardate la massima distribuzione, essa va all'incirca dall'area della Lunigiana a nord ovest, fino all'area Tosco Romagnola, comprendendo Rimini, Cesena a nord est, quindi segue pressochè fedelmente il tracciato della sponda destra del Tevere (che era il confine naturale dell'Etruria) e si riamplia nell'area che è stata indicata da sempre come Etruria Campana, per giungere fino al Gargano. (Si tenga presente la tesi di Pittau sull'origine del nome di Isernia, da Aisarna, quindi nome Etrusco). A possibile conferma della penetrazione Etrusca in area Sannitica.

Per quale motivo c'è più Aplogruppo G2 in Sardegna centrale, in Corsica meridionale, nel Caucaso, nelle Alpi che furono popolate dai Reti, che non nell'area Etrusca, seppur ivi è presente una concentrazione uniformemente distribuita?

Erodoto dice che i Tirreni partono dalla Lidia, quindi, l'aplogruppo G2 non è degli Etruschi, bensì della componente Tirrenica. Anzi questa è una conferma che i Tirreni sono solo una parte dell'etnia RAS'NA. Poi c'è il substrato Umbro che per così dire ha diluito l'Aplogruppo.

Altrettanto spiegabile è il fenomeno della alta presenza in area Sardo Corsa. Tenuto conto che l'aplogruppo si è formato 30.000 anni fa. Esso si è fissato in un territorio (presumibilmente il Caucaso e l'area anatolica ed iranica settentrionale). Di qui sono avvenute delle migrazioni. L'area Caucasica è impervia, vi sono montagne alte fino a 5000 metri, e qui la mescolanza etnica è più difficile, quindi il G2 è rimasto più puro. Analogamente la Corsica pomontana e il Supramonte Sardo, sono aree talmente isolate che la prima ha sviluppato una lingua distinta dal resto della Corsica. E l'area centrale della Sardegna è la Barbagia, ovvero la Barbaricia, ove i Romani evitarono di penetrare, e grazie a questa difesa naturale è rimasta un'area con popolazione abbastanza isolata e dai tratti genetici originari, che sono quelli della Georgia.

Per le Alpi ove si insediarono i Reti, vale un discorso identico. Quelle valli erano ben protette e così la loro identità genetica si è preservata.

In conclusione:
Fin qui abbiamo portato a suffragio della nostra teoria quanto dice Erodoto, quanto emerge da un piccolo indizio fonetico, e soprattutto quanto emerge da un significativo marcatore genetico.
Ma c'è molto altro!
Ad esempio, cosa ci fanno una serie di bronzi di Urartu in una Tomba Etrusca?
La nostra teoria, che io ho esposto per sommi capi, e che sicuramente Leonardo potrà illustrare in maggior dettaglio, in pratica dice questo. I Tirreni di lingua agglutinante originano come cultura nell'area Caucasica, quindi intorno al 1500 a.c. muovono nell'area anatolica e contribuiscono a dare luogo alla cosiddetta civiltà Hurritica, e giungono fino alla Lidia (che non è ancora la Lidia però).

Da qui, all'epoca delle invasioni dei Popoli del Mare (che personalmente ritengo siano i misteriosi Pelasgoi di cui parlano i Greci, perchè reputo Pelasgos una variante dialettale di Pelagos, ossia mare), tra i Popoli del Mare abbiamo i Tursha (forse tra le altre cose fondatori di Troia), gli Shardana (fondatori di Sardi in Anatolia), ed altri popoli di aplogruppi differenti ad essi confederati.
Gli Shardana giungono alle coste di Corsica e Sardegna, mentre i loro "parenti" i Tursha secondo la lingua egizia o Tyrsenoi o Tyrrhenoi secondo le varianti dialettali elleniche arrivano nelle coste sopra il Tevere. E così comincia la Storia d'Etruria.


[1] quelli in buonafede invece apprezzeranno, così come ciascuno di noi, dilettanti di Etruscologia ed Archeologia farebbe se nelle nostre rispettive professioni ci imbattessimo in un talento al di là del titolo di cui si fregia.

[2] Molto attivi in questo senso sono i movimenti "turanici", e nell'ambito di questi, di cui abbiamo già parlato qui sono i movimenti nazionalisti pan-turchi. Essi tendono a sostenere che l'Etrusco è una sorta di lingua turca, e si spingono anche oltre arrivando a sostenere che lo è anche il latino.

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