si tratterà di un pensiero un tantinello "naif", ma pensavo che la più grande opera letteraria che si occupa dell'aldilà (o quantomeno una delle più famose in assoluto), in epoca moderna, ossia la Divina Commedia, è stata scritta come è noto da Dante di Alighiero Alighieri, volgarmente noto come Dante Alighieri. In un contesto geografico culturale pienamente Etrusco (anche il suo esilio a Ravenna, cade comunque in area che fu RAS'NA, Ravenna era RAV'NA). Egli per giunta, in quest'opera enorme, che descrive i Tre Regni che secondo il Cristianesimo o la Teologia Medievale ripartono l'Oltretomba, si fa accompagnare da Virgilius Maro, che abbiamo già detto molto probabilmente fu di origine Etrusca, in Mantova (etr. Manthva neoet. Mançva). [tranne nell'ultimo dei tre Regni, il Paradiso dove per non incappare nel rischio di censura o eresia ecclesiastica deve usare un tecnicismo ed usa un'altra figura, Beatrice] E' un puro caso che il più grande trattato sotto forma poetica della vita ultraterrena sia stato redatto da un possibile discendente degli Etruschi e che veda come coprotagonista un Etrusco? Oppure Dante in realtà attinge ad un contesto in cui quest'attenzione all'Oltretomba si tramanda attraverso i secoli? Esiste in definitiva una possibile relazione tra la Toscana di Dante, l'ambiente culturale di Dante, ed il mondo etrusco? E' veramente solo un caso che un Neoetrusco si sia occupato di descrivere con tanta meticolosità il mondo ultraterreno, verso il quale i nostri antenati avevano così grande interesse??
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