Ma è soprattutto in campo religioso che l'influenza Etrusca si fece sentire, a cominciare dal fatidico 21 aprile, giorno nel quale il rito di fondazione fu celebrato secondo l'Etrusca Disciplina.
Dall'Etruria era, inoltre, penetrato in Roma il concetto della sacralità dei confini, ce lo testimonia un brano giunto fino a noi,tradotto ai tempi di Cicerone, e conservato nel Fragmentum Vegoiae Arrunti Voltumno, che fu inserito nei "Grommatici Veteres" :"Sappi che il mare è stato separato dal cielo ,quando Giove rivendicò la terra d'Etruria e stabilì che le pianure e i campi fossero misurati e separati .Conoscendo l'avarizia umana e la passione suscitata dalla terra,volle che tutto fosse definito con i segni dei confini. Questi segni,quando sul finire del secolo VIII verranno da qualcuno rimossi,per questo delitto sarà condannato dagli dèi.Se sono schiavi vedranno una schiavitù peggiore,se padroni la loro casa abbattuta e la loro stirpe perirà per intero.Coloro che avranno spostato i segni (dei confini),saranno colpiti dalle peggiori malattie,la terra sarà poi scossa da tempeste, i raccolti distrutti .Sappi che queste punizioni avranno luogo quando tali delitti si verificheranno "
Nella dimensione religiosa degli Etruschi,la terra è uno specchio sul quale viene a riflettersi l'ordine divino del cielo,così che l'idea del confine territoriale, assurge alla categoria di archetipo divino, pre-esistente alla creazione del mondo materiale, del quale l'immagine si proietta sulla terra. Questo fu il motivo per cui,al tempo dei Tarquinii,in occasione della costruzione del tempio di Giove Capitolino,il sacello del dio Terminus,patrono dei confini,non solo non fu rimosso,ma fu addirittura inglobato in quello di Giove. E' chiaro che qui ci si trova di fronte alla concezione cosmogonica Etrusca,dove Giove vi appare come dio creatore e alla radice dell'idea di confine,in base alla quale, Terminus si presenta come uno dei molteplici aspetti di Giove stesso.
Confini nello spazio,ma anche confine nel tempo,perchè anche il tempo sarebbe delimitato da dei confini. Essi credevano che alle città,ai popoli,alle nazioni venisse assegnato un certo numero di secoli,oltre i quali la loro vitalità e capacità di espandersi,si avviasse ad un irreversibile declino.Tuttavia va tenuto presente, che il concetto di saeculum si differenzia da quello che abbiamo noi. Censorino ricorda che solamente gli Etruschi erano in grado di definire l'idea di saeculum secondo natura. Infatti per essi la durata di uno di questi, era costituita dalla lunghezza della vita di ogni generazione;a motivo di ciò venivano a configurarsi secoli lunghi e secoli brevi. Plutarco chiarisce meglio il concetto,spiegando che per gli Etruschi la fine di un secolo coincideva con la nascita di una generazione dalla mentalità del tutto differente da quella dei padri. Quando il secolo stava per concludersi,sia in cielo che sulla terra si verificavano dei "Portenta",che solamente gli Aruspici erano in grado di interpretare e riconoscere.Il fatto che anche per Roma,come per tutte le città Etrusche, fosse stato previsto un certo numero di secoli di vita,ci fa capire quanto l'Urbe fosse influenzata dalla dimensione religiosa Tirrenica.
Per la nazione Etrusca,nelle profezie di Lasa Vegoia,era stato previsto che il suo nome e la sua gloria sarebbero durati X secoli.Infatti,il I secolo a.C,ultimo periodo in cui "il Nomen" Etrusco fu importante, coincise con l'ultimo dei secoli previsti da Lasa Vegoia.Plutarco,fonte inesauribile di notizie,racconta che al tempo di Sylla,si verificò un fatto straordinario:dal cielo si udirono provenire laceranti squilli di tromba,le genti di Etruria terrorizzate corsero a nasondersi nelle case,ma gli Aruspici spiegarono che con quel segno gli dèi annunziavano il concludersi dell'ottavo dei dieci secoli previsti per il "Nomen" Etrusco e, che si stava per entrare nel nono.Ma,a distanza di pochi anni,perchè l'ottavo secolo fu brevissimo, apparve una cometa. L'Aruspice Volcazio,allora avvertì che questa segnava l'entrata nell'ultimo dei Saecula. Era il 44 a.C e, per strana coincidenza, da lì a cento anni, insieme alla lingua si spense anche la gloria della Nazione Etrusca (Continua).
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