domenica 7 agosto 2016

PRODIGIA ET MONSTRA

Per Etruschi e Romani le apparizioni di manifestazioni naturali prodigiose, fuori dalla norma, inspiegabili intellettualmente erano ritenute segni degli dei per manifestare la loro presenza, la loro volontà o il loro disappunto.
Tra questi segnali erano ritenuti in particolare considerazione i cosiddetti PRODIGIA (etimologicamente traducibili come preannunci) e MONSTRA (etimologicamente traducibile come ciò che serve da monito e in seguito indicante creature dall'aspetto deforme e spaventoso), segnali che trascendevano l'ordine naturale delle cose e ed erano interpretati come preannuncio divino di calamità od eventi per lo più infausti.
Livio e Giulio Ossequente (autore di un Liber Prodigiorum) sono la nostra maggiore fonte di informazioni riguardo la segnalazione di prodigi durante i primi secoli della Repubblica . Per gli storici romani fu possibile aver maggior informazioni e i dati a disposizione a partire dal 296 A. C , quando, il Pontefice Massimo iniziò ad affiggere sulle mura della Regia la Tabula Ponteficis ,un resoconto in cui erano riportati i principali avvenimenti dell'anno, tra cui l'eventuale indicazione di prodigi avvenuti.
Segnalati come sia prodigia e monstra erano le nascite di animali o esseri umani che presentavano particolari anomalie o deformazioni fisiche significative ( creature con due teste, vitelli con cinque zampe, fratelli siamesi....) ma soprattutto le nascite di bambini androgini erano considerati tra i prodigia monstra i più gravi e nefasti, reputati "foedum atque turpem prodigium", un “ prodigio infausto e turpe” che metteva a repentaglio l'ordine naturale , portatore di sventure, elemento che rompeva la pax tra gli uomini e gli dei.
In seguito alla nascita di esseri androgini o anche dopo la individuazione di ragazzi che presentavano caratteristiche androgine venivano informati di ciò i consoli, che raccolte informazioni e testimonianze al riguardo, erano tenuti a fare una relazione al Senato, e questo dopo le audizioni e sentito il parere degli aruspici etruschi chiamati ad studiare il prodigio, deliberava e votava un decreto con il quale si dichiarava di assumere, in nome dello Stato, la piena responsabilità dei prodigi e ordinava le procedure da seguire.
Di norma, quando i prodigia, seppure riguardanti la collettività e il non singolo individuo, rientravano nell’ordinarietà, il Senato richiedeva l’espletazione dei riti di espiazione (piacula) al collegio dei pontefici; nei casi più complessi , come nel caso dei prodigia monstra ci si rivolgeva ai decemviri sacris faciundis per la consultazione dei libri sibillini e agli aruspici . Nella espiazione degli androgini la prassi rituale vedeva spesso coinvolti insieme aruspici e decemviri sacris faciundis
Dopo aver ottenuto il responso dai sacerdoti e la prescrizione del rito espiatorio appropriato per riconciliarsi con le divinità, il Senato ordinava la procuratio prodigiorum ossia tutta la messa in atto dei riti proposti.
Nel caso di monstra animali o di infanti con particolari deformazioni (fetus obsceni) gli aruspici prescrivevano il rogo di costoro su pire preparate con legname di arbores infelices, di solito rovi, e le ceneri erano poi sparse nell’acqua. Nel caso degli androgini il decretum degli aruspici era sempre la soppressione di costoro tramite annegamento o la deposizione di queste creature in casse di legno che dovevano essere poi immerse in mare o nel corso del Tevere.
Durante l’annegamento gli aruspici probabilmente celebrano ulteriori riti, ma la gestione dei riti espiatori era lasciata ai pontefici e ai decemviri sacris faciundis che consultavano i libri sibillini, da loro custoditi, per eseguire la ritualistica espiatoria adeguata.
Normalmente la prescrizione dei rituali per i casi di prodigi di androgini prevedeva la processione di vergini che, intonanti un apposito coro, portavano offerte al tempo di Iuno Regina sull’Aventino e una serie di sacrifici a Cerere, Proserpina e a volte anche ad Ade.
Si è ipotizzato che il rito di espiazione dell’ androgino aveva dunque origine centro-italiche, con influenze etrusche e greche.

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