martedì 7 marzo 2017

Toponomastica sarda: il gruppo -ng- e -rg-



Ci occupiamo spesso di antiche civiltà della Sardegna. Abbiamo molti motivi per farlo.
In primo luogo la vicinanza geografica con il territorio etrusco, ci fa dedurre che i rapporti tra l'isola e la terraferma etrusca siano stati continui, frequenti e reciproci.
Sappiamo che gli etruschi ebbero un ruolo fondamentale nella battaglia del Mar Sardo del 550 a.c. in cui presero la focese Alalia/Aleria. Sappiamo che parteciparono Shardana di Sardegna assieme a Fenici, Corsi, Etruschi probabilmente di Tarquinia e Caere, forse Balearii e mercenari Ligures di altri territori.
Sappiamo di interessanti ipotesi toponomastiche proposte da Pittau su alcune località sarde come Tertenia, Tortolì, e persino l'idronimo Tirso ha assonanze familiari.
Ne sappiamo a sufficienza insomma per includere senza timore di essere "fuori tema" l'isola di Sardegna nelle nostre analisi.
La Sardegna rappresenta un prezioso unicum culturale e specialmente linguistico.
È linguisticamente divisa allo stato attuale in almeno cinque aree.
1.) La Gallura a nord ad esclusione della zona di Olbia, ha una lingua italoromanza di derivazione corsa. Normalmente viene attribuita alle migrazioni che avvennero fin dal 1500 dalla Corsica.
Una traccia onomastica della presenza corsa nell'isola e specialmente in Gallura e sassarese è data ad esempio dal cognome Cossu (Corso) e dal famoso cognome sassarese Cossiga (che andrebbe pronunciato Còssiga ed è un esito sardo dal catalano Còrcega ossia appunto Corsica).
È tuttavia possibile che una base ligure oltre a quella dei ligures ormai latinizzati ed italianizzati corsi precedente fosse permasta. Sappiamo che l'area gallurese orientale era in antico il territorio degli Ilienses (forse affini ai ligures Ilwa(?) dell'Elba) e dei Balares (forse i Balara(?) ).
Il 'Galluresu', è caratterizzato dall'uso del Lu e Li come articolo determinativo analogamente al corso settentrionale ed a molti dialetti dell'Italia centro meridionale; e dal singolare lambdacismo nel distretto di Arzachena (in lingua locale Alzachena).
La formazione del plurale in -I ed -E e la morfologia e sintassi delle parole è puramente italica seppur sardizzata con fenomeni di sonorizzazione e di betacismo.
2.) La zona di transizione di Castelsardo e Sassari (Castiddaiu, Sassaresu) dove coesistono elementi italici e sardi.
3.) Il Logudoro (area medio settentrionale) caratterizzata dall'uso del Sa, Su come articolo determinativo singolare e Sas e Sos per il plurale, e dal plurale in -s pura. Molto frammentato in una ampia varianza di sfumature.
4.) Barbagia - Nuorese
È definita dai sardi stessi l'area più linguisticamente conservativa. È un isola culturale e linguistica nell'isola.
Del resto sappiamo che i Romani stessi mantennero una frontiera con la BARBARICIA, il MARGINE o 'Marghine'.
Un amico sardo mi disse che i locutori della zona di Nuoro agli orecchi di un campidanese "non hanno accento".
Posso ipotizzare che si riferisca ad una maggiore enfasi del fenomeno della tonizzazione sillabica tipico della locuzione sarda.
5.) Campidano
Praticamente tutta l'area meridionale. Ad eccezione della zona dell'Ogliastra a sud est, che a sua volta presenta delle caratteristiche proprie.
L'area è vastissima.
L'articolo determinativo singolare è sempre Sa e Su. Ma il plurale è unico al femminile e maschile in Is.
Da Oristano (Aristanis pressoché lo stesso nome che in latino) ove si usa il plurale in -s come in Logudoro. Passando per il meridione da Carbonia Iglesias fino a 'Casteddu' come i sardi chiamano Cagliari, dove invece il plurale usa la forma -*s* dove * è una stessa vocale che si ripete. Esempio:
Sa Conca (la testa) => Is Concasa (le teste)
Su Pippíu (il ragazzino) => Is Pippíusu (i ragazzini).
In questo panorama linguistico vastissimo, oserei definirlo un continente linguistico a se stante, vengono identificati dei fenomeni fonetici e morfologici caratteristici.
a) diffuso betacismo: ad esempio il gruppo latino -QVA- -QVE- -GVA- -GVE-
ha esito tipico in -BA- -BE-
esempi:
QVATVOR => BÀTTORO
LINGVA => LIMBA
AQVA => ABBA
il betacismo riconduce il gruppo linguistico sardo al gruppo protoligure-iberico-numidico. E esistono diversi toponimi che ricordano ad esempio parole della lingua basca.
In sardo abbiamo Uri, Uras, ed in basco Ur è 'Acqua'.
Abbiamo Marrubiu, ed in basco Marrubi è 'fragola' e Marrubia 'la fragola'.
b) fenomeni di labializzazione
Come nel napoletano, dove PLANVM dà CHIANU si ha in sardo SCHIRRU, SCHIRONI per 'Spiedo'.
c) fenomeni diffusi di scambio di fono, nella posizione, in particolare su liquida.
Ad esempio GRATICA da cui GRATICVLA (la graticola) diviene CARDIGA con fenomeno di inversione non solo sulla liquida ma anche sulla sonora.
Altro esempio, dal latino DVLCE con -C dura abbiamo l'oristanese DRUGHE
e molti altri fenomeni di derivazione e produzione grammaticale unici per la lingua sarda.
Ci vogliamo soffermare su un fenomeno presente in modo massiccio nel sardo ma presente anche in altre lingue neolatine. Ossia il passaggio da -RJ- -NJ- con I semivocalica a -RG- -NG- .
Questo fenomeno è presente anche ad esempio nel Retoromanico (Romancio) e nei dialetti lombardi come il Bresciano, nella parola che origina dal latino HISTORIA, che dà luogo a STÒRGIA o ŠTÒRGIA in Romancio. Sarebbe interessante valutare il contributo del substrato retico o ligure al fenomeno.
In sardo vediamo alcuni esempi.
FORDONGIANUS: Località in provincia di Oristano
abbiamo questa ipotesi, una sonorizzazione di T a D ed un passaggio a -NG- oltre ad una apertura della vocale da U a O da un originario FORTVNIANVS dal nome latino FORTVNIO. Tipica e diffusa attribuzione toponomastica per i FVNDI. Quindi era un FVNDVS FORTVNII o FORTVNIANVS
PLANARGIA: Già abbondantemente descritto in letteratura da PLANARIA
BAINGIO: Nome proprio di persona, mi diceva Daniele Castori che sia una forma più sarda del nome GAVINO.
Il passaggio da CAVINVS potrebbe essere attraverso il derivato CAVINIVM ma attraverso un intermedia rotazione vocalica del gruppo -AV- a -VA- in CVAINIVM ovvero QVAINIVM da cui la betacizzazione in BAINIVM e quindi BAINGIO
MORGONGIORI: sempre in provincia di Oristano. Qui possiamo fare una ipotesi.
Potrebbemmo ipotizzare in analogia con FORDONGIANUS una mutazione vocalica, e il passaggio a NG, se ipotizziamo quindi una rotacizzazione sistematica ed una mutazione di nasale potrebbe essere un esito da MVLCVM IVLII o un troncamento tipo da MVLCVNIA IVLIA o MVLCONIA IVLIA o persino uno scambio da MVCLONIA o MVCRONIA.
Come esito estremo potremmo pensare ad una ripetizione della G in forma dura.
Ad esempio nel dialetto della Tuscia di Marta, dal latino MORI (morire) si ha la forma dura MORGHI o MORGHE e da PARI (sembrare) PARGHI o PARGHE.
Allora potrebbe essere un MVRIVM IVLII o MVLIVM IVLII fino ad azzardare un MVLIER IVLIA = 'la donna (chiamata) iulia'.

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